Due governi in Libia: un ritorno al futuro?
Medio Oriente e Nord Africa

Due governi in Libia: un ritorno al futuro?

Di Elia Preto Martini
14.02.2022

Secondo alcune fonti locali, giovedì 10 febbraio, il Primo Ministro libico ad interim, Abdul Hamid Dbeibah, ha subito un attentato dai contorni non ben definiti mentre tornava con la scorta nella sua dimora personale, rimanendo tuttavia illeso. Questo attacco è giunto nella stessa giornata in cui la Camera dei Rappresentanti (HoR) di Tobruk-Bengasi ha nominato Fathi Bashagha come nuovo Primo Ministro del Paese e, quindi, successore dello stesso Dbeibah.

La nomina di Dbeibah era avvenuta lo scorso anno tramite un processo di transizione guidato dalle Nazioni Unite che sarebbe dovuto culminare nelle libere elezioni fissate per il 24 dicembre 2021 ma che non sono mai avvenute a causa di una serie molteplici di fattori politici, securitari e burocratici. Formalmente, lo stesso giorno è terminato anche il mandato ad interim di Dbeibah, il quale ha però ha deciso di continuare a rivestire il suo ruolo nonostante la mancanza di una solida base giuridica che legittimasse il suo operato. Questo fatto ha rivitalizzato alcune fratture politiche, tribali e sociali interne al Paese, già precedentemente manifestatesi nello scontro tra la Camera dei Rappresentanti, e il Governo di Unità Nazionale (GNU), con sede a Tripoli.

Lo scontro era già diventato particolarmente acceso nella giornata di martedì 8 febbraio, quando Dbeibah, consapevole dell’imminente elezione di un nuovo Primo Ministro, aveva dichiarato che non avrebbe accettato una nuova fase di transizione o un’autorità parallela. Una minaccia, questa, che è però caduta nel vuoto con l’elezione di Fathi Bashagha alla carica di Primo Ministro, il quale ha raccolto 147 voti (sui 147 disponibili) nella HoR. Questa serie di eventi ha riportato il Paese ad una situazione simile a quella già vissuta a partire dal 2014 in cui due governi, supportati da diverse rispettive milizie armate, si sono a lungo contesi l’autorità politica esclusiva in Libia.

Ad ogni modo, dati gli importanti interessi in gioco, per ora sembra improbabile che questo confronto possa dare luogo ad una nuova fase di guerra civile. Rimangono, però, due nodi significativi da sciogliere. Il primo riguarda il futuro del processo di transizione politica che, secondo le dichiarazioni provenienti dalla Camera dei Rappresentanti, dovrebbe svilupparsi su due votazioni distinte: un primo referendum sulla nuova costituzione del Paese e, successivamente, le elezioni nazionali per eleggere il Governo. Il secondo, invece, riguarda le azioni che verranno intraprese dai principali attori internazionali coinvolti in Libia. Le Nazioni Unite, per ora, hanno dichiarato che continueranno a riconoscere Dbeibah come Primo Ministro, mentre tra tutti i Paesi coinvolti nello scenario libico (tra cui Russia, Turchia ed Emirati Arabi Uniti), solo l’Egitto ha, per ora, rilasciato una dichiarazione formale esprimendo fiducia nell’operato del nuovo governo.

Il tutto, però, lascia presagire che il Paese rimarrà in una fase di stallo prolungato – al limite della cronicizzazione –, di volatilità istituzionale e internazionale, con un crescente e aggressivo personalismo condotto di volta in volta dall’uomo forte di turno.

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