L'evoluzione della narrativa jihadista post-califfato. Contrasto e prevenzione in una prospettiva europea
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L'evoluzione della narrativa jihadista post-califfato. Contrasto e prevenzione in una prospettiva europea

Il CeSI, Centro Studi Internazionali e lo European Council on Foreign Relations, nell’ambito di un progetto finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, hanno voluto analizzare e comprendere come la propaganda jihadista si sia evoluta dopo la sconfitta militare di Daesh, quali sentieri operativi e narrativi abbia deciso di percorrere e come si sia approcciata nei confronti del più grande evento globale degli ultimi 50 anni: la pandemia di Covid-19.

La forza di un’organizzazione terroristica, infatti, risiede anche nella sua capacità di comunicare, ossia di disseminare i propri messaggi e promuovere e diffondere le proprie narrative. Per le organizzazioni jihadiste, sin dalla loro nascita, la comunicazione e la propaganda sono state due autentiche armi strategiche, funzionali al rafforzamento dell’immagine e del marchio, alla diffusione globale del loro messaggio politico eversivo e all’aumento del bacino potenziale di reclutamento. La globalizzazione stessa del fenomeno jihadista è stata resa possibile, nel tempo, prima dalle VHS e poi dai social media e dai molteplici canali digitali offerti da internet. Per Daesh e per al-Qaeda, i due marchi jihadisti più famosi al mondo, la comunicazione e la propaganda sono due autentici pilastri dell’azione politica, tanto da avere dipartimenti dedicati.

Da un punto di vista tecnico, l’apice della comunicazione jihadista è stata raggiunta da Daesh nel suo momento di maggior espansione a cavallo tra il 2014 ed il 2017 in Siria ed Iraq. Allora, la macchina propagandistica del Califfato era fluida, centralizzata e produceva centinaia di documenti e contenuti in formati differenti, rendendo necessario un intervento congiunto di prevenzione e contrasto da parte di autorità pubbliche e private.

Con la sconfitta militare di Daesh in Siria ed Iraq, la macchina da guerra della comunicazione jihadista si è sgretolata ed ha seguito l’evoluzione del movimento terroristico globale che è andato frammentandosi e localizzandosi. Tuttavia, essa è sopravvissuta ed ha avuto la funzione di continuare a serrare i ranghi di miliziani vecchi e nuovi, di incentivare i processi di radicalizzazione e di lanciare il messaggio che il jihadismo non era morto, ma semplicemente in fase di riorganizzazione.

La conferenza si terrà il 31 maggio, dalle ore 10 alle ore 11:30 sulla piattaforma Cisco Webex.

Saluti Introduttivi:

  • Segr. Andrea Benzo - Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

Ne discutono:

  • Teresa Coratella - Program Manager ECFR
  • Luca Guglielminetti - RAN Ambassador for Italy
  • Matteo Colombo - Fellow Clingendael institute, ECFR
  • Lorena Martini - Research fellow ECFR
  • Francesco Antonelli - Università Roma Tre
  • Col. Marco Rosi - Com. Reparto Anti-Terrorismo ROS dei Carabinieri
  • Claudia Annovi - Junior Fellow, CeSI
  • Laura Quadarella Sanfelice di Monteforte - Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

Coordina:

  • Marco Di Liddo - CeSI

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