Italia e Croazia nel progetto interregionale dello sviluppo dell’economia blu
Europa

Italia e Croazia nel progetto interregionale dello sviluppo dell’economia blu

Di Isabella Di Biagio
14.06.2023

Lo scorso 10 maggio, l’Ambasciata italiana a Zagabria ha promosso, nel contesto del programma di Cooperazione Interregionale Italia-Croazia 2021-2027 (CIIC), la conferenza "The Adriatic Sea as a new laboratory for blue economy” focalizzata sullo sviluppo della cosiddetta “economia blu”, che rappresenta uno dei punti principali della strategia cooperazione tra i due Stati.

L’economia blu è un ramo della green economy il cui sviluppo è promosso anche da attività strategiche dell’UE, attraverso fondi che, complessivamente, ammontano a circa 216 milioni di euro. Il potenziale economico dell’ecosistema marino ha cominciato a suscitare sempre più interesse tra stakeholders, istituzioni e investitori. Probabilmente perché è sempre più chiaro il vantaggio derivante dal binomio crescita economica-equilibrio ecologico.

La blue economy, si pone come obiettivo quello dello sfruttamento delle risorse marine, ittiche e costiere nel rispetto dell’ambiente, promuovendo una crescita economica basata sulla sostenibilità e sul modello circolare.

La CIIC, tra le altre cose, comprende le attività quali pesca, biotecnologie marine, settore turistico, dei trasporti e dei porti e energie rinnovabili marine, nonché incentiva scambi e sinergie tra università, associazioni private ed imprese.

La Conferenza ha investigato le soluzioni scientifiche e tecnologiche finalizzate alla preservazione delle risorse marine e alla biodiversità ed inoltre gli strumenti e le strategie comuni atte a uno sviluppo di un settore in crescita in tutta l’Europa che potrebbe apportare per entrambi i Paesi allo sviluppo di un potenziale ancora inespresso e alla creazione di nuovi posti di lavoro.

In Italia, la blue economy conta 210.000 mila aziende e quasi un milione di occupati e incide per il 3,4% del PIL. Per quanto riguarda la Croazia, l’economia del mare gioca un ruolo centrale, creando lavoro per 170.000 persone per un valore stimato di 4 miliardi di euro. Tuttavia, prima con il progetto interregionale 2014-2020 e successivamente con la CIIC si è iniziato a percorrere una strada di maggiore consapevolezza in materia di risorse ambientali, soprattutto perché le istituzioni hanno realizzato che la negligenza in materia di rispetto dell’ecosistema produce costi aggiuntivi pari a circa 90 milioni di euro annui nei settori turistico e ittico.

I poco più di 8.000 km di coste, portano l’Italia ad essere considerata capofila dell’economia blu in Europa e la prossimità e la continuità geografica con la Croazia rendono la regione ionico-adriatica naturale candidato a diventare una delle zone più strategiche nel settore.

Detto ciò, il Mare Mediterraneo è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici ed è soggetto anche a un processo di urbanizzazione particolarmente accelerato, questo ha determinato un graduale deterioramento dell’ecosistema marino di cui il Mar Adriatico, a causa della sua forma semi-chiusa ha maggiormente pagato gli effetti. Indubbiamente, l’Adriatico è uno degli asset più strategici per i due Paesi ma anche il più fragile, in quanto altamente esposto a cambiamenti climatici. Per patrimonio e biodiversità è il mare più ricco d’Europa, ospita più di 7000 specie marine, di cui molte a pericolo d’estinzione e più di 400 tipi di pesci, minacciati dalla pesca irregolare.

Il settore della costruzione e del trasporto navale e del turismo insieme a tutte le altre attività marittime, per quanto tra le più performanti nella zona adriatico-ionica, hanno sollevato dei dubbi dal punto di vista della sostenibilità ambientale. In quest’ottica, la blue economy si colloca come soluzione a crisi di tale genere, dando un valore aggiunto non solo dal punto di vista della sostenibilità ma anche della crescita economica.

Secondo uno studio della Morgan Stanley intitolato ‘Quattro strade per investire in una blue economy sostenibile’, i settori destinati ad avere maggiori vantaggi dall’economia blu riguardano la decarbonizzazione dell’industria marittima, soprattutto nel trasporto delle merci, nelle soluzioni marine per proteggere ecosistemi, l’energia rinnovabile marina, soprattutto con gli impianti eolici offshore, e l’acquacoltura sostenibile.

Quello che si cerca di raggiungere è un modello economico rivolto alla tutela del mare che comunque crei innovazione, sviluppo e nuovi posti di lavoro, sfruttando al massimo l’energia e i materiali naturali ma riducendo però i prezzi, concentrandosi sulle innovazioni a basso costo a differenza dell’economia verde.

In questo quadro strategico, nel futuro dei rapporti interregionali tra Croazia e Italia si colloca il programma ‘Innovamare’, in partnership con l’Università di Trieste e di cui fanno parte 16 ulteriori partner italiani e croati, cui scopo principale è il monitoraggio dell’inquinamento marino e della tutela delle risorse marine dell’Adriatico attraverso l’utilizzo di strumenti robotici e di intelligenza artificiale. Parte integrante del programma è quello di contribuire ad obiettivi quali pesca e turismo sostenibili, per sostenere una sperimentazione permanente.

Inoltre, fa parte del progetto anche “l’Innovamare Academy” messa in atto per educare e specializzare studenti, stakeholder e operatori del mercato alla valorizzazione sostenibile dell’ambiente marino. L’Unione Europea ha cofinanziato il progetto con 5,6 milioni di euro, dimostrando di essere particolarmente interessata alla tutela del Mar Adriatico.

Difatti, molteplici sono i progetti europei che seguono la “logica blu”. Tra questi spicca la proposta di costruzione di un parco eolico transfrontaliero offshore di circa 300 MW, nel nord Adriatico fra Ravenna e Pola. A condurre gli studi sarà la società petrolifera croata Ina, incaricata a svolgere le attività esplorative. Questo progetto va verso il potenziamento della zona settentrionale dell’Adriatico che è sempre stata vista come la più strategica per via della ricchezza delle sue risorse, tanto da essere in passato disposta per le attività di trivellazione, poi non realizzate proprio a causa dei possibili danni ambientali.

I progetti che in corso di sviluppo a livello europeo e regionale dimostrano che la blue economy sia la nuova frontiera di crescita nella regione ionico-adriatica.

Una strutturata e permanente cooperazione fra Italia e Croazia in questo settore, è favorita in questo momento grazie al concluso accordo sulle delimitazioni delle reciproche zone economiche esclusive e anche per il focus legato all’economia del mare, promossa dalla Trilaterale Italia, Croazia, Slovenia.

La crescente cooperazione bilaterale in questo settore può apportare vantaggi reciproci dal punto di vista scientifico, energetico, turistico e delle opportunità imprenditoriali nonché ambientali.

La strategia dello sviluppo della blue economy tra Italia e Croazia gode quindi di un propizio momento storico-politico tra i due Paesi ed è anche fortemente sostenuta dall’UE che ha messo a disposizione i fondi necessari per promuovere progetti di sviluppo. Nel breve periodo, si prospetta un crescente interesse da parte delle aziende, degli enti e delle persone interessate a investire in questo settore. Globalmente sono 500 gli azionari che investono nella blue economy e il reddito fisso sta crescendo con i blue bond che finanziano iniziative sulla tutela del mare. Le aziende che investiranno nella blue economy faranno affluire con molta probabilità grandi investimenti sulle aziende attive nel settore.

Per Croazia e Italia, la blue economy diventa dunque un’opportunità di crescita congiunta in un settore in grande espansione nel quale possono diventare leader a livello europeo.