La nuova leadership di Xi Jinping dopo il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese
Asia e Pacifico

La nuova leadership di Xi Jinping dopo il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese

Di Francesca Manenti
10.12.2017

A poco più di un mese dalla chiusura del diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese (PCC), il sistema politico ed istituzionale del gigante asiatico sembra sempre più orbitare intorno al Presidente Xi Jinping. La riunione, convocata ogni cinque anni, è un evento di fondamentale importanza per il PCC poiché rappresenta il momento di conferma o rinnovo degli organi apicali e di ufficializzazione da parte della leadership delle linee politiche da implementare per la gestione del Paese.

Durante i sette giorni di  lavori, il leader cinese sembra essere riuscito a gettare le basi per consolidare la centralità del proprio ruolo all’interno dell’apparato di partito e di governo e a dare un senso effettivo al titolo di hexin (centro), attribuitogli dal Comitato Centrale nell’ottobre 2016. Se già in quell’occasione, il conferimento dell’epiteto, creato da Deng Xiaoping nel 1989 per stringere i ranghi introno alla figura del Segretario Generale, aveva reso l’attuale Presidente il cuore pulsante del Partito, con la conclusione del Congresso il Presidente ha fatto un ulteriore passo in avanti per rivedere il proprio status di primus inter pares rispetto alle gerarchie interne. Il primo ed innegabile segnale di questa tendenza è stato rappresentato dall’inserimento della filosofia politica di Xi, intitolata “Il Pensiero di Xi Jinping sul Socialismo con Caratteristiche Cinesi per la Nuova Era”, all’interno della Carta costituzionale del PCC. In una cultura come quella cinese, in cui è il valore simbolico a dare significato e peso alla terminologia politica, la scelta di denominare “Pensiero” la dottrina di Xi risponde ad una precisa scelta di rendere quest’ultima filosofia ispiratrice del Partito stesso e, di fatto, di elevare l’attuale Presidente all’importanza storica concessa fino ad ora solo al fondatore della Repubblica Popolare, Mao Zedong. Benché in passato la Carta fosse già stata emendata per inserirvi le linee politiche promosse dagli ex Presidenti Deng Xiaoping e Jiang Zemin, la decisione di attribuire loro valore di “Teoria”, e non di “Pensiero”, ha sempre marcato una sottile differenza rispetto alla rilevanza istituzionale riconosciuta a Mao. Ora il Pensiero di Xi sembra annullare questo divario e consegnare nelle mani dell’attuale leader la diretta eredità del padre fondatore.

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