Il rafforzamento del Generale Haftar in Libia
Medio Oriente e Nord Africa

Il rafforzamento del Generale Haftar in Libia

Staff
21.06.2017

Nelle ultime settimane la posizione del Generale Khalifa Haftar, uomo forte del governo di Tobruk, si è consolidata, soprattutto nelle zone centro-meridionali della Libia. Infatti, nei primi giorni di giugno le forze dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico (ENL) hanno assunto il controllo dell’importante base aerea di Jufra, circa 500 chilometri a sud di Tripoli, assieme ai vicini centri di Waddan, Hun e Sukna, cittadine che contano fra i 10.000 e i 30.000 abitanti, collocate a circa 250 chilometri a sud di Sirte. Il controllo della base è stato sottratto alle Brigate di Difesa di Bengasi (BDB), milizia jihadista indirettamente legata al Governo di Unità Nazionale (GUN) presieduto da Fajez al-Serraj. Secondo fonti locali, gli scontri sono scoppiati dapprima nei quartieri più orientali della città di Waddan, con l’offensiva di Haftar che è stata supportata da bombardamenti aerei. Oltre all’aviazione dell’ENL, potrebbero aver giocato un ruolo anche caccia egiziani e emiratini, dal momento che sia Il Cairo che Abu Dhabi in passato hanno condotto raid in Libia in supporto di Haftar. Inoltre, sembrerebbe che le BDB, che sono state alla fine costrette ad abbandonare l’area, fossero supportate da mercenari ciadiani. Gli scontri si sono poi estesi a tutta la zona circostante, vedendo prevalere le truppe guidate da Haftar, che in tal modo si è assicurato il controllo di un aeroporto dall’alto valore strategico. Infatti, la base di Jufra consente di coprire con attacchi aerei buona parte della Libia occidentale, compresa la capitale Tripoli. Questa vittoria segue di pochi giorni un altro successo riportato da Haftar nel sud del Paese, nei pressi di Sabha, ovvero la conquista della base aerea di Tamenhint. Oltre a queste due strutture, il Generale conserva anche il controllo  della base di Brak al-Shati, che negli stessi giorni era stata attaccata dalla brigata misuratina Third Force, alleata del governo di Tripoli presieduto da Fayez al-Serraj. L’offensiva, che si era conclusa con un nulla di fatto, aveva però provocato 141 vittime, di cui 103 tra le file delle truppe di Haftar. Il governo di Tripoli aveva negato in quella circostanza di essere al corrente dell’offensiva, condannandola in quanto minava gli sforzi compiuti per giungere ad un accordo di pace con il Governo di Tobruk e avviando un’inchiesta interna per verificare se il Ministero della Difesa fosse stato informato delle intenzioni dei miliziani di Third Force. Questa serie di scontri testimonia come la tensione rimanga elevata e come entrambe le parti, Tripoli e Tobruk, attraverso i rispettivi alleati, si contendano il controllo dei principali aeroporti e snodi strategici del territorio. Nonostante i progressi compiuti da Haftar, va sottolineato che non possono assolutamente essere escluse nuove controffensive nella regione guidate dalle milizie di Misurata, probabili non solo per la rilevanza strategica dell’area, ma anche agevolate dalla sua peculiare conformazione geografica, che permette di compiere rapide e efficaci sortite e portare a veloci ribaltamenti di fronte.

Ad ogni modo, al termine di questa avanzata nel Fezzan, Haftar detiene il controllo delle principali infrastrutture aeroportuali nella zona centro-meridionale della Libia. Di conseguenza, è in grado di redistribuire gli assetti aerei a disposizione (una ventina circa di aeromobili, per lo più MiG-21S più alcuni MiG-23S, Su-22S e forse un Mirage F1 assieme ad elicotteri d’attacco Mi-24/35, tuttavia non tutti operativi) e di intensificare gli attacchi verso i prossimi obiettivi. In realtà le direttrici della contrapposizione tra Tripoli e Tobruk, e quindi tra Serraj e Haftar, sono due: la prima interessa la fascia costiera settentrionale, la seconda le zone desertiche nell’estremo sud del Fezzan. Per quanto riguarda la prima, negli ultimi mesi gli scontri si sono concentrati attorno ai terminal petroliferi di Ras Lanuf e Sidra, nel golfo della Sirte. Da settembre 2016 sono stabilmente in mano all’ELN, nonostante le BDB abbiano ripetutamente lanciato offensive e all’inizio del mese di marzo 2017 siano riuscite a riprenderne il controllo per alcuni giorni. Il controllo dei principali hub petroliferi è essenziale non solo da un punto di vista energetico e sotto il profilo economico-finanziario, rappresentando la principale fonte di introiti per le casse statali ma anche per la sua valenza politico-strategica. Infatti, il controllo dei terminal energetici rappresenta un’importante leva per accrescere il proprio potere e ridefinire gli equilibri tra i vari attori. Esso permette di accrescere la propria influenza sulla compagnia statale degli idrocarburi (National Oil Company, NOC), e di conseguenza di acquisire un maggior peso in sede negoziale.

Per quanto riguarda il secondo fronte, la situazione appare caratterizzata da una maggiore volatilità. Nel Fezzan proseguono ormai da anni, con fasi di aperti scontri alternate a momenti di calma apparente, un conflitto tra i vari gruppi etnico-tribali che da sempre popolano quei territori, in particolare tra Tuareg e Tebu. I primi si sono schierati con il governo di Tripoli, mentre i secondi hanno giurato fedeltà a quello di Tobruk. Anche se nei fatti tali allineamenti non sono sempre così netti e le varie tribù mantengono un elevato grado di autonomia e indipendenza, si potrebbe considerare il conflitto nell’entroterra libico tra Tuareg e Tebu come una guerra per procura e una trasposizione di quanto avviene lungo la costa settentrionale, dal momento che i principali attori in gioco, ovvero Tripoli e Tobruk, mirano ad espandere la propria rete di alleanze e la propria influenza anche ai territori meridionali.

Nel complesso, Haftar gode del quasi totale controllo della Cirenaica, con sporadiche sacche di resistenza a Derna e a Bengasi, e sta espandendo sempre più la sua influenza nel desertico Fezzan libico. Tutto ciò a scapito di Serraj, il quale da parte sua è confinato a Tripoli e deve fronteggiare un ampio ventaglio di criticità nel dispiegamento dell’azione del GUN. Infatti, non solo Serraj non riesce a consolidare in maniera definitiva la sua posizione, resa precaria dalla copiosa eterogeneità degli interessi dei gruppi che lo sostengono, ma esercita anche uno scarso controllo su una consistente fetta di milizie che si sono dichiarate a lui fedeli. Dal momento che molti di questi gruppi armati sono orientati da interessi di carattere contingente più che da motivazioni ideologiche, non può essere escluso che un ulteriore indebolimento di Serraj li induca a sottrarre il loro appoggio al GUN. Anche il Generale Haftar deve affrontare le problematiche legate alla gestione e conciliazione degli interessi delle diverse milizie e gruppi etnico-tribali che lo supportano. Tuttavia, le recenti vittorie riportate sul campo contribuiscono a conferire una maggiore compattezza al suo schieramento e gli permettono di proseguire secondo uno schema ormai consolidato. Infatti, per garantirsi il supporto delle varie realtà claniche e tribali Haftar può affidare loro la gestione dei territori conquistati, con la conseguente possibilità per i vari gruppi di controllare le rotte carovaniere, sfruttare i traffici che passano per quelle aree e garantirsi un’importante fonte di reddito. Dunque, in una fase in cui le milizie avversarie appaiono quanto mai deboli, per capitalizzare al massimo i recenti successi ottenuti sul campo Haftar potrebbe proseguire verso la costa l’offensiva avviata nel Fezzan.

Il prossimo obiettivo dell’ELN, stando a quanto dichiarato dal Colonnello al-Mesmari, portavoce delle forze armate di Haftar, sembrerebbe essere la città di Bani Walid, a nord-ovest, a soli 140 chilometri da Tripoli e appena a sud di Misurata. Tuttavia, l’opzione più probabile potrebbe essere una più agevole offensiva su Sirte, al fine di consolidare il controllo sulle risorse di idrocarburi e sui terminal petroliferi presenti lungo la costa. In alternativa, Haftar potrebbe sfruttare la situazione attuale e capitalizzare da un punto di vista politico le recenti vittorie ottenute sul campo, presentandosi nuovamente al tavolo negoziale con Serraj da una evidente posizione di forza. In tal modo potrebbe fare pressioni su Tripoli per ottenere non solo l’ambito ruolo di legittimo Capo delle Forze Armate, ma anche importanti concessioni politiche all’interno della compagine di Governo, in particolare il controllo sul Ministero della Difesa.

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