L'evoluzione della campagna militare irachena nella lotta allo stato islamico
Medio Oriente e Nord Africa

L'evoluzione della campagna militare irachena nella lotta allo stato islamico

Di Stefania Azzolina e Michele Taufer
16.06.2016

Nel corso delle ultime settimane lo scenario militare iracheno si è evoluto principalmente in due teatri, la regione occidentale dell’Anbar e l’area di Mosul. In entrambi gli scenari le operazioni hanno l’obbiettivo di liberare le ultime roccaforti delle milizie di al-Baghdadi nel Paese e di interrompere la continuità dei territori sotto il controllo dello Stato Islamico lungo due direttici principali, Anbar – Deir er Zour e Mosul – Raqqa.

Concentrando l’attenzione sulla provincia di Anbar, al momento le operazioni risultano concentrate in tre aree. La prima è quella di Fallujah, una delle maggiori roccaforti delle milizie di al-Baghdadi sin dal gennaio del 2014. Lo scorso 22 maggio il Premier iracheno Haider al-Abadi ha annunciato l’inizio della campagna militare “Break Terrorism” per la liberazione della città, situata a circa 65 km a ovest da Baghdad. Il ruolo maggiore è svolto dagli uomini del Counter Terrorism Service – CTS (circa 1.500 unità) e dalle Forze di Polizia (circa 8.000 unità) inquadrate e coordinate dalla 1a divisione dell’Esercito Iracheno e dalla cosiddetta Golden Division (le forze speciali irachene). Tutti questi assetti possono contare anche del supporto delle Forze di Mobilitazione Nazionale (Al-Hashd al-Shaabi) nonché del supporto aereo della coalizione internazionale a guida statunitense “Inherent Resolve”. Riguardo la strategia operativa, le operazioni militari sembrano al momento concentrarsi soprattutto sul fronte orientale della città con l’obbiettivo di isolare Fallujah dalla capitale irachena. Tale necessità ha il duplice scopo sia di tagliare le vie di comunicazione e approvvigionamento utilizzate dai miliziani del Daesh per colpire Baghdad negli ultimi mesi sia, più in generale, di realizzare una manovra di accerchiamento per poi neutralizzare IS all’interno del centro cittadino, come già avvenuto nel caso della liberazione di Ramadi.

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